lunedì 16 gennaio 2012

LE PIU' BELLE FIABE PER BAMBINI "Lo scoiattolo e l'ippopotamo"


Cari bambini, dovete sapere che c’era una volta un giovane scoiattolo che si chiamava Sandro e che era fottutamente vanesio. Il roditore infatti era alquanto fiero della propria coda vaporosa e l’andava pettinando tutto il dì. Mentre gli altri scoiattoli della comunità sbrigavano alacremente le faccende domestiche, ‘sto cretino di Sandro bighellonava per il bosco sculettando a destra e a manca per meglio far svettare la sua bella e soffice coda. E quanto tempo egli passava dinanzi allo specchio con ogni genere di spazzola alla mano, lisciando e controlisciando il proprio pelame! E quante volte al giorno egli massaggiava con i balsami più profumati quella vistosa propaggine del suo manto!
Ora accadeva spesso che appresso al giovane Sandro, nelle ore in cui egli soleva passeggiare per il bosco tutto ancheggiante, si venisse a formare un bel... codazzo (appunto!) di piccole e ingenue scoiattoline che lo lusingavano riempiendolo di complimenti.
Ordunque un giorno lo scoiattolo Sandro attraversava il bosco, vanesio più che mai, e sfilava tra i cespugli e lungo i sentieri occhieggiando qua e là alle scoiattoline che via via gli si... accodavano, diciamo.
Ma tutto ad un tratto, appena preannunciato da un sonoro rimbombo, eccoti piombare a tutta birra sul viottolo l’ippopotamo Pancho, il solito screanzato che un po’ tutti conosciamo per aver fatto anche delle particine in fiabe famosissime come Cenerentola e Pollicino (o almeno così mi pare...).
Insomma, com’è come non è, il Pancho non si avvide del piccolo gruppetto di scoiattoli e non fece in tempo a frenare la sua corsa: fu così che sotto il peso di una delle sue zampone rimase schiacciata proprio la vaporosa coda di Sandro (che tra l’altro per il dolore tirò un bestemmione che fece oscurare i cieli).
Mamma mia, che disgrazia! Tutto il vanto del povero scoiattolo finito sotto il piedone dell’ippopotamo: quella coda fino a pochi minuti prima alta e svettante, morbida e appariscente, ora si presentava schiacciata e cionca in maniera irreparabile. Lo scoiattolo Sandro piangeva tutto il suo dolore cercando con le zampine di riattivare un po’ di vita in quell’estremità del suo pelo, ma niente. La sua coda non rispondeva più, tanto che tutte le scoiattoline al seguito ripresero la via del bosco deridendolo addirittura in modo chiassoso. Rimasto dunque solo con l’ippopotamo, Sandro in lacrime si disperava: “Uuuuaaahhhhh!!! Sono rovinatoooo!!! Guarda che cosa hai combinato, brutto panzone!”.
“Ma io...”, provava ad obiettare Pancho.
“Ma io un cazzo!”, squittiva stizzito lo scoiattolo. “Ma si può, dico io, prendere a tutta velocità una curva come quella là in fondo? E adesso? Chi mi restituirà la mia coda bellissima?”.
“Sono desolato, piccolo scoiattolo... Ma forse si può rimediare con una fasciatura stretta...”.
“Ma quale fasciatura? Ma va’ là, demente che non sei altro! Tutte le ‘girls’ al mio seguito... Ma hai visto come se ne sono andate deluse? Hai visto come mi sbeffeggiavano?”.
Per un po’ lo screanzato Pancho sopportò che Sandro frignasse e che pure lo mandasse al diavolo più volte, poi però cominciò ad averne abbastanza delle lamentele insistite dello scoiattolo. Un pochino va bene, ma poi...
E così principiò a difendersi e a redarguire il piccolo roditore: “Oh ascolta me, signorino: io sarò anche arrivato un po’ troppo di gran carriera, ma tu hai attraversato il sentiero con l’incuranza tipica del re della foresta, quando mi pare chiaro che, per stazza, carisma e potere, tu non ne abbia certo i titoli”.
Sandro pestò i piedi furente: “Ma come ti permetti, brutto idiota! Io attraverso come e quando mi pare. Io ti denuncio, villano che non sei altro!”.
“Senti, fammi il piacere però di moderare un po’ i toni perc...”.
“Io non modero un bel niente”, urlò con tutta la forza che aveva in corpo lo scoiattolo. “Ti farò passare guai a non finire, imbecille di un ippopotamo senza un briciolo di cervello!”.
Fu troppo. Anche la pazienza del bonario Pancho raggiunse il suo limite. L’ippopotamo sollevò di nuovo la sua zampona e la lasciò ricadere con forza per cinque o sei volte di fila sul terreno, centrando ad ogni pestone il piccolo Sandro. Dette poi un paio di rapidi sguardi all’intorno per vedere se qualcuno avesse assistito alla scena, dopodiché - appurato che non vi erano testimoni - riprese a corricchiare lungo il sentiero fischiettando un motivetto per fingere indifferenza e lasciando sul viottolo dietro di sé una pelosa e indigesta frittata di scoiattolo.

Che cosa insegna questa fiaba, cari bambini?
Eeeehhh, difficile dirlo...
Vediamo un po’... Innanzitutto ammonisce gli ippopotami ad andare più piano lungo i sentieri della boscaglia: correre in maniera sguaiata quando si è tanto goffi e corpulenti, può comportare danni e disagi.
In secondo luogo insegna, più in generale, che quando si ha a che fare con gente più grossa di noi, bisogna andare cauti con le male parole. Questo sia che ci si trovi a passeggiare nel bosco o che si rimanga impelagati nel traffico delle ore di punta oppure ancora che si sia andati a vociare allo stadio.
Forzando un po’ i contenuti, dalla fiaba si potrebbe magari anche desumere che è inutile vantarsi tanto di una coda appariscente, se poi finisce solo con l’ingombrarti. Insomma, a volte anche una coda piccina può sapere il fatto suo e dare le sue brave soddisfazioni, anche se qui poi andremo ad incartarci in allusioni che non tutti tra voi, cari bambini, afferrereste compiutamente.
Forse però la cosa più importante che insegna questa fiaba è che un uomo di quasi quarant’anni, invece di scrivere cazzate di questa portata... ecco sì, sarebbe meglio si dedicasse a tutt’altro.

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